Quando tu sarai vecchia, bimba (Ronsard già te lo disse),
ricorderai quei versi che io recitavo.
Avrai i seni tristi d’aver cresciuto i figli,
gli ultimi germogli della tua vita vuota…
Io sarò così lungi che le tue mani di cera
areranno il ricordo delle mie rovine nude.
Comprenderai che può nevicare in Primavera
e che in Primavera le nevi son più crude.
Io sarò così lungi che l’amore e la pena
che prima vuotai nella tua vita come un’anfora piena
saranno condannati a morire tra le mie mani…
E sarà tardi perché se n’è andata la mia adolescenza,
tardi perché i fiori una volta danno essenza
e perché anche se mi chiamerai io sarò così lungi.
ricorderai quei versi che io recitavo.
Avrai i seni tristi d’aver cresciuto i figli,
gli ultimi germogli della tua vita vuota…
Io sarò così lungi che le tue mani di cera
areranno il ricordo delle mie rovine nude.
Comprenderai che può nevicare in Primavera
e che in Primavera le nevi son più crude.
Io sarò così lungi che l’amore e la pena
che prima vuotai nella tua vita come un’anfora piena
saranno condannati a morire tra le mie mani…
E sarà tardi perché se n’è andata la mia adolescenza,
tardi perché i fiori una volta danno essenza
e perché anche se mi chiamerai io sarò così lungi.
Pablo Neruda, Poesie d'amore, traduzione di Giuseppe Bellini, New Compton, 20 giugno 1981
(Crepuscolario, 1923)
Letto il 7 aprile 1982

Copertina di Henri Matisse, L'odalisca col tamburello, 1926
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