30 aprile 2023

Siamo tutte delle gran bugiarde

Al primo appuntamento arrivo sotto casa sua con un anticipo imbarazzante rispetto all'orario previsto. Nell'attesa mi siedo su una panchina e, mentre aspetto, rileggo gli appunti e il materiale che ho trovato su di lui. Ripasso mentalmente le domande, perché non voglio dare l'idea di quello ansioso e precisino che legge dal taccuino. Preoccupazione inutile, visto che Poli ci metterà una decina di minuti a smascherarmi e dirmi che gli ricordo un professorino tedesco e mettermi, ahimè, nel gruppo dei noiosi.

Giovanni Pannacci, Paolo Poli, Siamo tutte delle gran bugiarde, Giulio Perrone Editore, gennaio 2009
(Siamo tutte delle gran bugiarde, 2009)
Letto il 24 febbraio 2009



Copertina di Harari

29 aprile 2023

Il commissario Bordelli

Il commissario Bordelli entrò nel suo ufficio alle otto di mattina, dopo una notte quasi insonne, passata a rigirarsi tra i lenzuoli fradici di sudore. Erano gli ultimi di luglio, giornate afose, senza un filo di vento. Di notte l'aria era ancora più umida e malsana. Ma almeno la città era deserta, le macchine rarissime, il silenzio quasi totale. Le spiagge invece erano rumorose, piene di gente spellata. Ogni ombrellone la sua radiolina, ogni bambino il suo secchiello.

Marco Vichi, Il commissario Bordelli, TEA, gennaio 2012
(Il commissario Bordelli, 2002)
Letto nel 2012



Copertina di Francesco Chiacchio

28 aprile 2023

Il sergente nella neve

Ho ancora nel naso l'odore che faceva il grasso sul fucile mitragliatore arroventato. Ho ancora nelle orecchie e sin dentro il cervello il rumore della neve che crocchiava sotto le scarpe, gli sternuti e i colpi di tosse delle vedette russe, il suono delle erbe secche battute dal vento sulle rive del Don. Ho ancora negli occhi il quadrato di Cassiopea che mi stava sopra la testa tutte le notti e i pali di sostegno del bunker che mi stavano sopra la testa di giorno. E quando ci ripenso provo il terrore di quella mattina di gennaio quando la Katiuscia, per la prima volta, ci scaraventò addosso le sue settantadue bombarde.

Mario Rigoni Stern, Il sergente nella neve, Nuovi Coralli n. 32, Einaudi, 6 settembre 1980
(Il sergente nella neve, 1953)
Letto il 12 maggio 1984


27 aprile 2023

Il pescivendolo italiano in Norvegia

Al mercato del pesce di Bergen ho incontrato la gioia, la soddisfazione, la fatica, la tristezza dovuta all'amore e una grande varietà di persone; è lì inoltre che ho fatto la prima conoscenza con lo scorrere del tempo il quale assumeva le forme più varie ed investiva il mio corpo e la mia mente per quasi quattro mesi all'anno tanto quanto durava il mio lavoro di pescivendolo stagionale in estate.

Massimo Toffoletto, Il pescivendolo italiano in Norvegia, Edizioni Aurelia, giugno 2010
(Il pescivendolo italiano in Norvegia, 2010)
Letto nel 2010



In copertina particolari della città di Bergen

26 aprile 2023

Poesie

Qui sono inafferrabile
abito bene con i morti
come con i non nati. Sono
vicino alla creazione. Eppure
non abbastanza.

Sono calore o gelo? Senza
fervore questo è inspiegabile.
La Distanza mi rende umile e sereno.
Il Mondo sadicamente felice.
Sono solo sfumature della Cosa.
Sono poco devoti per vedere,
si irritano appena, preti e farisei.

(1920)


Paul Klee, Poesie, traduzione di Giorgio Manacorda, Biblioteca della Fenice n. 23, Guanda, marzo 1979
(Gedichte, 1960)
Letto nel 1979



Copertina di Paul Klee, Il messaggero dell'autunno, 1922

25 aprile 2023

Il cappotto di Astrakan

Verso la fine d’aprile del millenovecentocinquanta, non avendo trovato dalle mie parti e non pensando di trovare neppure in altri luoghi vicini, o per dir meglio in Italia, il terreno favorevole alla nuova vita che durante la guerra mi ero proposta per il caso che ne fossi scampato, pensai di portarmi a Parigi, senza programmi di alcun genere e solo per viverci qualche mese. Chissà, mi dicevo, che non abbia a cogliervi il bandolo di un avvio e magari a trovarvi la mia fortuna.

Piero Chiara, Il cappotto di Astrakan, Club degli Editori, 1978
(Il cappotto di Astrakan, 1978)
Letto nel 1978



Copertina di Giovanni Mulazzani

24 aprile 2023

Cronache di poveri amanti

Ha cantato il gallo del Nesi carbonaio, si è spenta la lanterna dell’Albergo Cervia. Il passaggio della vettura che riconduce i tranvieri del turno di notte ha fatto sussultare Oreste parrucchiere che dorme nella bottega di via dei Leoni, cinquanta metri da via del Corno. Domani giorno di mercato, il suo primo cliente sarà il fattore di Calenzano che ogni venerdì mattina si presenta con la barba di una settimana. Sulla Torre di Arnolfo il marzocco rivolto verso oriente garantisce il bel tempo. Nel vicolo dietro Palazzo Vecchio i gatti disfano i fagotti dell’immondizia. Le case sono così a ridosso che la luce lunare sfiora appena le finestre degli ultimi piani. Ma il gallo del Nesi, ch’è in terrazza, l’ha vista ed ha cantato.

Vasco Pratolini, Cronache di poveri amanti, Oscar n. 995, Mondadori, 1981
(Cronache di poveri amanti, 1947)
Letto il 4 agosto 1982



Copertina di Paolo Guidotti

23 aprile 2023

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

Di certo Allan Karlsson avrebbe potuto pensarci prima e, magari, comunicare agli interessati la sua decisione. In effetti non aveva mai riflettuto troppo sulle cose. Ecco perché quell’idea non ebbe neanche il tempo di fissarsi nella sua testa che già aveva aperto la finestra della stanza al pianterreno della casa di riposo di Malmköping, nel Sörmland, per poi sgusciare fuori e atterrare nell’aiuola sottostante.

Jonas Jonasson, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve, traduzione di Margherita Podestà Heir, Bompiani, 2011
(Hundraåringen som klev ut genom fönstret och försvann, 2009)
Letto il 7 settembre 2013



Copertina di S. Zygart

22 aprile 2023

Il grande ritratto

Nell'aprile 1972 il professor Ermanno Ismani, di 43 anni, ordinario di elettronica all'università di X, uomo piccolo, grasso, di umor gaio, ma pauroso, ricevette una lettera del ministero della difesa che lo pregava di conferire con il colonnello Giaquinto, capo dell'Ufficio studi. L'invito aveva carattere d'urgenza.

Senza lontanamente immaginare di che cosa si trattasse, Ismani, il quale verso l'autorità costituita aveva sempre avuto un complesso di inferiorità, si affrettò il giorno stesso al ministero.


Dino Buzzati, Il grande ritratto, Oscar n. 1301, Mondadori, 1981
(Il grande ritratto, 1960)
Letto il 20 maggio 1982



Copertina di Dino Buzzati, I maghi d'autunno

21 aprile 2023

Lettere dal carcere

Roma, 20 novembre 1926

Mia carissima Julca,

ricordi una della tue ultime lettere? (era almeno l'ultima lettera che io ho ricevuto e letto). Mi scrivevi che noi due siamo ancora abbastanza giovani per poter sperare di vedere insieme crescere i nostri bambini. Occorre che tu ora ricordi fortemente questo, che tu ci pensi fortemente ogni volta che pensi a me e mi associ ai bambini. Io sono sicuro che tu sarai forte e coraggiosa, come sempre sei stata. Dovrai esserlo ancora di più che nel passato, perché i bambini crescano bene e siano in tutto degni di te. Ho pensato molto, molto, in questi giorni. Ho cercato di immaginare come si svolgerà tutta la vostra vita avvenire, perché rimarrò certamente a lungo senza vostre notizie; e ho ripensato al passato, traendone ragione di forza e di fiducia infinita. Io sono e sarò forte; ti voglio tanto bene e voglio rivedere e vedere i nostri piccoli bambini. Mi preoccupa un po' la questione materiale: potrà il tuo lavoro bastare a tutto? Penso che non sarebbe né meno degno di noi né troppo, domandare un po' di aiuti. Vorrei convincerti di ciò, perché tu mi dia retta e ti rivolga ai miei amici. Sarei più tranquillo e più forte, sapendoti al riparo da ogni brutta evenienza. Le mie responsabilità di genitore serio mi tormentano ancora, come vedi.

Carissima mia, non vorrei in modo alcuno turbarti: sono un po' stanco, perché dormo pochissimo, e non riesco perciò a scrivere tutto ciò che vorrei e come vorrei. Voglio farti sentire forte forte tutto il mio amore e la mia fiducia. Abbraccia tutti di casa tua; ti stringo con la più grande tenerezza insieme coi bambini.

Antonio


Antonio Gramsci, Lettere dal carcere, Gli struzzi n. 21, Einaudi, 1978
(Lettere dal carcere, 1947)
Letto il 17 luglio 1984


20 aprile 2023

L'anno della lepre

Sull’automobile viaggiavano due uomini depressi. Il sole al tramonto, battendo sul parabrezza polveroso, infastidiva i loro occhi. Era l’estate di San Giovanni. Lungo la strada sterrata il paesaggio finlandese scorreva sotto il loro sguardo stanco, ma nessuno dei due prestava la minima attenzione alla bellezza della sera.

Erano un giornalista e un fotografo in viaggio di lavoro, due persone ciniche, infelici. Prossimi alla quarantina, erano ormai lontani dalle illusioni e dai sogni della gioventù, che non erano mai riusciti a realizzare. Sposati, delusi, traditi, entrambi con un inizio d’ulcera e una quotidiana razione di problemi di ogni genere con cui fare i conti.


Arto Paasilinna, L'anno della lepre, traduzione di Ernesto Boella, Iperborea, 1994
(Jäniksen vuosi, 1975)
Letto nel 1995



Copertina di Bruno Liljefors, Vinterhare, 1908

19 aprile 2023

Che t'importa di ciò che dice la gente?

Ho un amico artista, e non sempre sono d’accordo con le sue opinioni. Magari prende in mano un fiore e dice: «Guarda com’è bello!» e sono d’accordo. Poi aggiunge: «Io, in quanto artista, riesco a vedere com’è bello un fiore. Voialtri scienziati lo fate a pezzi e diventa noioso». E io penso che sragioni.

Richard P. Feynman, Che t'importa di ciò che dice la gente?, traduzione di Sylvie Coyaud, Zanichelli, 1989
(What Do You Care What Other People Think?, 1988)
Letto il 9 dicembre 1989


18 aprile 2023

Il regno sul fiume

Roberto contò i pesci sul fondo della rete: erano solo cinque, compresa una piccola anguilla che si divincolava furiosa tra le maglie, ingrossando le branchie come orecchie.

Gettò le quattro scardole nel solito bussolotto di latta e infilò invece l'anguilla in un sacchetto trasparente, lasciandole un po' d'acqua e uno sfogo per il respiro.


Enzo Demattè, Il regno sul fiume, Mursia, 1970
(Il regno sul fiume, 1967)
Letto nel 1968



Copertina di Carlo Alberto Michielini

17 aprile 2023

La bella estate

A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era cosí bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravamo ancora che qualcosa succedesse, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline.  « Siete sane, siete giovani » dicevano « siete ragazze, non avete pensieri, si capisce. » Eppure una di loro, quella Tina che era uscita zoppa dall'ospedale e in casa non aveva da mangiare, anche lei rideva per niente, e una sera, trottando dietro gli altri, si era fermata e si era messa a piangere perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all'allegria.

Cesare Pavese, La bella estate, Oscar n. 28, Mondadori, marzo 1983
(La bella estate, 1949)
Letto nel 1983



Copertina di Ferenc Pinter

16 aprile 2023

Il sentiero dei nidi di ragno

Per arrivare fino in fondo al vicolo, i raggi del sole devono scendere diritti rasente le pareti fredde, tenute discoste a forza d’arcate che traversano la striscia di cielo azzurro carico.

Scendono diritti, i raggi del sole, giù per le finestre messe qua e là in disordine sui muri, e cespi di basilico e di origano piantati dentro pentole ai davanzali, e sottovesti stese appese a corde; fin giù al selciato, fatto a gradini e a ciottoli, con una cunetta in mezzo per l’orina dei muli.


Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Nuovi Coralli n. 16, Einaudi, 1972
(Il sentiero dei nidi di ragno, 1947)
Letto nel 1977



Copertina di Paul Klee, ach, aber ach!, 1937

15 aprile 2023

La ragazza delle arance

Mio padre morì undici anni fa. Quando se ne andò, io avevo solo quattro anni. Non credevo che avrei più avuto sue notizie, ma adesso stiamo scrivendo un libro insieme.

Queste sono le primissime righe di quel libro, e le sto scrivendo io, ma a poco a poco sarà lui a parlare. È lui che ha una storia da raccontare.


Jostein Gaarder, La ragazza delle arance, traduzione di Lucia Barni, Teadue n. 1504, TEA, 13 giugno 2007
(Appelsinpiken, 2004)
Letto il 13 novembre 2009



Copertina di Quint Buchholz, 2003

14 aprile 2023

Dietro la stazione

Dietro la stazione ci sono le macchine dei soldati. Noi li teniamo d'occhio, il sabato mattina se ne vanno e la domenica sera lasciano di nuovo la macchina dietro la stazione. Aprono il baule e tirano fuori borse e valigie e le armi. Le armi non hanno il caricatore. Li guardiamo mentre si fanno il nodo alla cravatta e abbottonano la camicia. Infilano la casacca con le mostrine sulle spalle, calzano il berretto, parlano tra loro, passano davanti alla stazione e scompaiono oltre la curva di via dalla staziun.

Arno Camenisch, Dietro la stazione, traduzione di Roberta Gado, View n. 23, Keller Editore, aprile 2013
(Hinter dem Bahnhof, 2010)
Letto il 16 agosto 2014



Copertina di Daniele Buzzi, The Electric St. Gotthard Line, 1924

13 aprile 2023

Se Venezia muore

In tre modi muoiono le città: quando le distrugge un nemico spietato (come Cartagine che fu rasa al suolo da Roma nel 146 a. C.); quando un popolo straniero vi si insedia con la forza, scacciando gli autoctoni e i loro dèi (come Tenochtitlàn, la capitale degli Aztechi che i conquistadores spagnoli annientarono nel 1521 per poi costruire sulle sue rovine Città del Messico); o, infine, quando gli abitanti perdono la memoria di sé e senza nemmeno accorgersene diventano stranieri a se stessi, nemici di se stessi. Questo fu il caso di Atene, che dopo la gloria della polis classica, dopo i marmi del Partenone, le sculture di Fidia e le vicende della cultura e della storia segnate da nomi come Eschilo, Sofocle, Euripide, Pericle, Demostene, Prassitele, perse prima l’indipendenza politica (sotto i Macedoni e poi sotto i Romani) e più tardi l’iniziativa culturale, ma finì col perdere anche ogni memoria di se stessa.

Salvatore Settis, Se Venezia muore, Vele n. 98, Einaudi, 2014
(Se Venezia muore, 2014)
Letto il 25 dicembre 2014


12 aprile 2023

Cargo

Per un attimo i fari di un'auto che proveniva dalla direzione opposta illuminarono la pietra miliare e, sporgendosi, Joseph Mittel fece in tempo a leggere: «Forgesles-Eaux, 2 km».

Georges Simenon, Cargo, traduzione di Marco Bevilacqua, I capolavori di Georges Simenon n. 4, La Repubblica, 7 aprile 2023
(Long cours, 1935)
Letto il 9 aprile 2023



Copertina di Valerio Laudicina

11 aprile 2023

Per chi suona la campana

Il mento poggiato sulle braccia incrociate, l’uomo era disteso sulla terra bruna del bosco coperta d’aghi di pino. Sulla sua testa il vento investiva, fischiando, le cime degli alberi. In quel punto il versante del monte si raddolciva ma un poco più in giù precipitava rapido, e l’uomo poteva vedere la traccia nera della strada incatramata che, serpeggiando, attraversava il valico.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana, traduzione di Maria Napolitano Martone, Oscar n. 202, Mondadori, 15 aprile 1969
(For Whom the Bell Tolls, 1940)
Letto il 15 giugno 1982



Copertina di Paolo Guidotti