L’intera vicenda artistica di Francesca Woodman può essenzialmente circoscriversi all’interno della categoria dell’autoritratto. A tale assunto, apparentemente inequivocabile sebbene formulato con consapevole approssimazione, cercheremo di ancorare queste brevi note intorno alla poetica dell’artista. Fin dagli esordi Francesca Woodman ha eletto sé stessa a soggetto quasi esclusivo delle proprie opere. Self-portrait at thirteen prima fotografia pervenutaci, appare oggi quasi come un’affermazione di intenti, ancora in nuce forse, ma già delineati nella loro fisionomia. Il volto, come accadrà assai spesso in seguito, è celato alla vista: qui è la massa di capelli a nasconderlo, più tardi saranno di volta in volta il taglio dell’inquadratura, la posa, un’opportuna sfocatura, una maschera, le mani giunte con le palme poggiate sul viso, di nuovo i capelli. La luce, sapientemente studiata, conferisce alla figura quel particolare senso di apparizione che ricorrerà in molti altri scatti successivi, e investe gli ambienti e gli oggetti riscattandoli dalla loro ordinarietà. Il rapporto intimo e complice con gli interni domestici è già instaurato e diverrà una delle cifre più caratteristiche della poetica di Francesca. Nessuna intenzione, infine, di nascondere il procedimento attraverso il quale l’immagine prende vita: il cavo che consente l’autoscatto è qui addirittura in primo piano, sebbene trasfigurato per il fatto di esser stato colto in movimento.
Marco Pierini,
Francesca Woodman, SilvanaEditoriale, settembre 2009
(
Francesca Woodman, 2009)
Letto il 9 gennaio 2010
Copertina di Francesca Woodman ,
Then ad one point I did not need to translate the notes: they went directly to my hands, 1976